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Finalmente un pò di libertà, un pò di normalità dopo mesi di chiusura fisica e mentale.
Finalmente trovo un piccolo spazio dove ci sono solo io e la natura. Pian piano iniziamo a uscire e a fare cose che tre mesi fa erano quotidiane. Ora solo mettere il naso fuori di casa sembra un privilegio e in effetti lo è! La realtà intanto è rimasta lì ad aspettarti, nuda e cruda come sa essere solo lei. Esci fuori dal guscio e lei sta comunque lì, ad aspettarti. Crudele anche..
Le cose e le persone che non ci sono ora non torneranno. Mesi e mesi per pensare, per rimestare. Invece alla fine le cose le affronti solo ora. Un nuovo inizio per cambiare rotta, per cambiare vita e destinazione. Per aprire finalmente il cassettino dei desideri. Mi chiedo cosa voglio realmente, dove desidero vivere, dove desidero essere. Ora lo so, ma aspetto un segno per poter cambiare. Intanto la mia felicità sta nelle piccole cose. Quando sono qui, qualcosa da fare ci sta sempre e non hai tempo per ascoltare i mugolii della tua testa. Piuttosto ti dai alla pacciamatura, rimesti lui, il terreno. Tu ti senti già abbastanza rimestata di tuo.
Poi tutto questo si placa e pensi solo a come far crescere i pomodori, a togliere i maledetti afidi e altri intrusi simili. Tutti che ti danno consigli: taglia lì, togli quello, hai sbagliato di qua, dovevi fare così..va bene dai ci hai provato!
Non capisci come mai, poi ti giri intorno e vedi che le piantine altrui sono tutte ben diritte e hanno dei rami ordinati che spuntano dal tronco principale. Guardi i tuoi pomodori, riguardi quelli del vicino, riguardi i tuoi e pensi che bella foresta tropicale che abbiamo nell’orto! Le confronti e pensi che comunque vada, anche con tanti rami inutili, con le femminnelle cresciute troppo (anche piuttosto in fretta direi!) tu il tuo orto lo hai curato, hai fatto tutto il possibile. Questo è l’importante. Lo hai curato, con amore. Il prossimo anno andrà meglio. Perchè lui è il tuo OrtoDAmare.
Non ho fretta
Non ho fretta. Fretta di cosa?
Non hanno fretta il sole e la luna: sono esatti.
Avere fretta è come credere di camminare oltre le
gambe
O, con un balzo, saltare al di sopra dell’ombra.
No; non ho fretta.
Se allungo il braccio, raggiungo esattamente il punto
che il mio braccio raggiunge –
Non un centimetro oltre.
Tocco solo dove tocco, non dove penso.
Posso sedermi soltanto dove sto.
E ciò fa sorridere come tutte le verità assolutamente
vere.
 
Ma quel che fa ridere a crepapelle è che noi pensiamo
sempre ad un’altra cosa,
E siamo vagabondi del nostro corpo.
 
Fernando Pessoa
dall’eteronimo
Alberto Caeiro, Poesie sciolte
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