Il progetto Benessere Sonoro di Francesca Più e Paolo Farnedi ha l'intento di aprire il tuo cuore alle parole che nutrono, alla musica che culla e propaga il Sentire, tramite mantra originali e riflessioni emozionali.
L'”effetto farfalla“, del quale forse avete già sentito parlare, non è semplicemente un fenomeno romanzesco.
In realtà è una locuzione di gergo matematico e fisico nella quale si racchiude una splendida – e forse inizialmente spaventosa – prospettiva, estremamente reale e tangibile: le piccole, microscopiche reazioni iniziali creano enormi cambiamenti e variazioni nel comportamento e nella struttura a lungo termine di un sistema.
Un sistema, che può essere la nostra vita, quella di chi ci sta intorno, la città dove viviamo, la fauna e la flora della nazione dove ci troviamo, il Pianeta che ci ospita con così tanta pazienza.
AkelAmadahy – Machaon
Sapete, alla fine è tutto un gioco.
Un gioco di volontà, di responsabilità, di presa di coscienza.
Perché il mondo non è quello che vediamo dagli schermi televisivi, dalle pubblicità che tappezzano le strade, dalle offerte cartacee che troviamo nelle buchette della posta del supermercato di turno.
In questa illusione “sedata” dai bombardamenti mediatici regna il consumismo della società odierna, quello dove nessuno si fa domande nuove, quello dove si compra e basta.
Dove ci si muove, senza la volontà di agire.
Si mangia così e basta. Si lavora così e basta. Si vive così e basta.
“Si è sempre fatto così”. Perché cambiare?
L’atto che ampli la vista
E poi, quel giorno accade.
Quell’atto che amplia per un attimo la vista, che scaraventa a terra il paraocchi.
Rimanendo esterrefatti, attoniti dalla realtà delle cose che vediamo ora, per la prima volta.
Una chiacchierata con amici, la lettura di un saggio, una lezione con la docente di storia contemporanea, una domanda di vostro figlio, un video su internet, una passeggiata in mezzo alla natura, lo sguardo del vostro cane, un sogno più particolare del solito… ed accade il click.
“Oh, wow… è così? È davvero così?”.
Magari vi sta accadendo proprio in questi giorni fuori dall’ordinario, sfogliando tra le pagine del blog.
Ed ora, che fare? Da dove partire? Come partire? Sembra tutto così complicato!
Si sa che quando – citando Platone – si esce dalla caverna, nulla sarà più come prima, è inevitabile… ma sta a noi scegliere se ritornare a fare finta di nulla inserendo nuovamente il pilota automatico, oppure lasciare a terra il paraocchi e prendere le redini di ciò che accadrà da ora in avanti nelle nostre esistenze, e di rimando a qualsiasi cosa “contageremo” con ciò che saranno le nostre influenze fisiche, energetiche, animiche.
Volenti o nolenti, qualsiasi cosa facciamo è una nostra scelta… ed anche il non scegliere lo è.
Una azione, o non-azione, ha sempre delle conseguenze.
E tutto questo induce alla riflessione sulla responsabilità delle nostre scelte, dallo stile di vita al nostro Sè più profondo, passando per la visione di ciò che C’È… arrivando così a comprendere ciò che È.
Se siamo Respons-Abili, siamo vivi…
Di nuovo: Responsabilità.
È uno splendido vocabolo che siamo abituati ad utilizzare come un rimprovero verso chi secondo noi è poco serio, quasi frivolo: “prenditi le tue responsabilità!”, mentre la sua vera luce ha altre origini… e lo dice la parola stessa: Respons-Abilità, ovvero l’abilità nel rispondere come reazione a ciò che ci accade, quell’inclinazione sacra nel dare un contributo alla Vita.
Essere coscienti del proprio battito d’ali.
SE SIAMO RESPONS-ABILI, SIAMO VIVI.
Se non lo siamo, semplicemente lasciamo deambulare il corpo in questo pianeta in attesa di “comandi” consci o inconsci, proprio come gli ignavi nell’Inferno di Dante.
Alla fine ci hanno instillato sin da bambini che non faremo mai la differenza, che qualsiasi cosa o iniziativa possiamo intraprendere saremo comunque destinati a fallire, travolti dall’esterno che ci inghiottirà nel suo vortice e ci plasmerà in forme standardizzate, adeguate a ciò che è la società, la maggioranza, il quieto vivere, l’essere accettati.
E quindi, “se non possiamo fare tutto, a quel punto perchè fare qualcosa… lasciamo perdere!”.
Un albero è solo un albero?
Vogliamo allora invitarvi ad una riflessione: direste mai che un albero è solo un albero, e che non cambierebbe nulla se decidesse di non fiorire, di non dare foglie e frutti, di non essere in simbiosi con l’ambiente estraniandosi da ciò che lo circonda, di rilasciare ossigeno dall’anidride carbonica, di non lasciarsi impollinare?
Ecco, noi siamo esattamente come quell’albero.
Decidiamo tutto noi, dalle piccole cose. Che lo vogliamo o meno.
Con l’incommensurabilmente piccolo, decidiamo l’incommensurabilmente grande.
Siamo pronti a prenderci la respons-abilità di tutto questo?
Siamo pronti ad estirpare la malerba dell’estraniazione dalle nostre radici, lasciando che la collaborazione e la condivisione in risonanza accada naturalmente?
Siamo pronti a scegliere di fiorire e fruttificare, rendendoci fertili?
Siamo pronti a rilasciare ossigeno anziché soffocarci, immobilizzarci ed alienarci alla vita con il già citato pilota automatico?
È vero, non possiamo sapere chi coglierà i semi dei frutti che condivideremo.
Ma se condivideremo i frutti, significa che abbiamo scelto di essere noi stessi, di essere vivi e seguire il nostro richiamo nel mondo, in questo momento, in pieno e responsabile agire.
E se scegliamo di condividerci nella fruttificazione, in totale unione di intenti, la manifestazione pragmatica dell’abbondanza e dell’armonia è istantanea e creatrice di un moto virtuoso di immediata semina e raccolta.
AkelAmadahy: L’essenziale
Sia il frutteto più florido che la foresta più grande sono nati entrambi da un piccolo seme, e dal seme – sprigionando la spontanea naturalità di manifestarsi per la propria natura e di simbiotica condivisione collaborativa ambientale dalla pianta verde al ramo secco, dal vento al sole, dalla terra agli animali – il resto, semplicemente, accade.
Che il vostro seme sia scrivere, leggere, correre, insegnare, dire barzellette, cantare, riscoprire cibi genuini ed in armonia con la natura, o regalare un sorriso a chiunque incroci il nostro sguardo... seminate.
Condividerci respons-abilmente nel collettivo può sembrare un “piccolo” contributo, in realtà è l’essenziale.
Ed il nutrimento che diamo al mondo in autentica consapevolezza, qualsiasi sia, ritorna a noi istantaneamente moltiplicato mille, milioni di volte… proprio come un frutteto parte da un piccolo seme.
E così possiamo finalmente comprendere che il mondo siamo noi, ed è fatto di questi “noi”! Ed ognuno di questi “noi” può fare una differenza inimmaginabile, quando la connessione dal nostro cuore a ciò che ci circonda è libera di sintonizzarsi, di espandersi, di condividersi.
“Io sono soltanto uno.
Ma comunque sono uno.
Non posso fare tutto, ma comunque posso fare qualcosa,
e il fatto che non posso fare tutto non mi fermerà dal fare quel poco che posso fare”.
Edward Everett Hale
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